Nello sterminato panorama scientifico che ha contraddistinto l’Italia nel corso dei secoli, una figura in particolare non può che destare una certa attenzione alquanto peculiare, quella di Marco Ezechia Lombroso, altrimenti detto Cesare.
Veronese di nascita ma torinese d’adozione, Lombroso è innegabilmente una figura assai controversa, a cui molti obiettano molte teorie, specialmente quelle che ne sottolineano le tendenze antimeridionaliste circa l’inclinazione a delinquere degli abitanti del Sud.
Sebbene sui “Meridionali” sia più logica e condivisibile l’opinione di Goethe, che ne esaltava l’operosità, piuttosto che il pensiero lombrosiano, è in ogni caso innegabile come gli studi dello scienziato positivista abbiano ricoperto un ruolo fondamentale per la nascita della moderna antropologia criminale.
Frenologia, grafologia o atavismo, tuttavia, non furono i soli ambiti indagati dalla mente di Lombroso, il quale, specialmente durante i suoi ultimi anni, si discostò progressivamente dal positivismo di stampo ottocentesco per dedicarsi all’ipnosi e ai fenomeni medianici che coinvolgevano figure del calibro di Eusapia Palladino, spiritista divenuta assai celebre agli inizi del Novecento.
Contribuirono a consacrare questa nuova corrente di studi diverse ricerche, le quali hanno portato, tra le varie cose, alla composizione del testo IPNOTISMO E SPIRITIMO, che Yume edizioni ha deciso di riproporre in veste moderna oltre un secolo dopo la morte dell’autore, nientemeno che in occasione del II convegno di criminologia “Sulla strada del crimine”, dedicato per l’appunto proprio a Cesare Lombroso.