1861: l’Italia raggiunge finalmente la sua unità, seppure da ultimare, tuttavia la strada per i nuovi italiani è ancora in salita, con prospettive per il futuro di frequente annebbiate dai fumi dell’indigenza.
Cosa fare a tal punto? Ecco quindi come, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, attratti dal grande sogno americano, molti italiani attraversarono l’Atlantico in cerca di fortuna nei gloriosi Stati Uniti.
Purtroppo, ciò che trovarono non furono strade lastricate d’oro, mentre nei fiumi non scorrevano di certo latte e miele, infatti, molti dei nuovi arrivati si ritrovarono in realtà in un contesto sociale dov’erano malvisti dai “nativi” (per riprendere Gangs of New York di Scorsese), dei quali, per di più, stentavano a capirne la lingua.
Dediti anche ai lavori più umili, inclini tra le altre cose a non aderire agli scioperi o ancora a essere “promiscui” con le realtà afro-discendenti, gli italiani, o meglio, gli italians, divennero quindi facile preda di esagerazioni della stampa satirica, che li ritraeva nelle ben poco lusinghiere fattezze di ratti, o peggio, di una falsata opinione pubblica che li riteneva predisposti al crimine.
Questa scia di pensiero a tratti decisamente lombrosiana avrebbe avuto così, negli anni a venire, risvolti assai tragici con una serie di processi corredata di tutti gli annessi e connessi, che però, se da un lato riguardarono veri e propri criminali conclamati, dall’altro coinvolsero persone del tutto innocenti.
In questo quadro tanto variegato va a collocarsi il lavoro di Alberto Fava e Gian Luca Giani, che con meticolosità e ricchezza di particolari hanno ricostruito l’insieme dei più clamorosi procedimenti giudiziari contro gli italiani d’America, dando vita alle pagine di ITALIANS.
Dal caso di Sacco e Vanzetti, seguendo le tracce insanguinate di Al Capone e Lucky Luciano fino al linciaggio di New Orleans, sarà possibile ricostruire una parte di storia spesso trascurata ma i cui risvolti, per certi versi, sono ancora oggi particolarmente attuali.